San Paolino di Nola
San Paolino di Nola è il Vescovo particolarmente venerato nella Comunità parrocchiale della Trasfigurazione. Il legame con Paolino deriva da un’antica cappella presente in loco e a lui dedicata, dalla quale si è poi originato il nome del quartiere nel quale insiste la Parrocchia. La sua festa liturgica viene celebrata il 22 giugno, giorno della sua morte.
Conosciamo san Paolino
Paolino era un giovane dal temperamento d’artista, iniziato alla retorica e alla poetica dal maestro Decimo Magno Ausonio. Nato nel 355 a Bordeaux, discendeva da ricca famiglia patrizia romana (il padre era funzionario imperiale) e, favorito nella carriera politica da amicizie altolocate, divenne consul suffectus, cioè sostituto, e governatore della Campania. Incontrò anche il vescovo Ambrogio di Milano e il giovane Agostino di Ippona, dai quali fu avviato sulla strada della conversione a Cristo. Ricevuto il battesimo verso i venticinque anni, durante un viaggio in Spagna conobbe e sposò Therasia. Dopo la morte prematura dell’unico figlioletto, Celso, entrambi decisero di dedicarsi interamente al servizio di Dio, sul modello di vita monacale in voga in Oriente. Così, di comune accordo, si sbarazzarono delle ingenti ricchezze che possedevano un po’ ovunque, distribuendole ai poveri, e si ritirarono nella Catalogna per dare inizio ad un’originale esperienza ascetica. Verso i quarant’anni, Paolino era ammirato nell’alta società e amato dal popolo, che a gran voce chiese al vescovo di Barcellona di ordinarlo sacerdote. Paolino accettò con la clausola di non essere incardinato tra il clero di quella regione, e declinò anche l’invito di Ambrogio che lo voleva a Milano. Egli accarezzava sempre l’ideale monastico di una vita devota e solitaria. Si recò quasi subito in Campania, a Nola, dove la famiglia possedeva la tomba di un martire, san Felice, e qui diede inizio alla costruzione di un santuario, preoccupandosi anzitutto di erigere un ospizio per i poveri, adattandone il primo piano a monastero, dove si ritirò con Therasia e alcuni amici in comunità monastica.
I contatti con il mondo li manteneva con le lettere (ne sono pervenute 51) ad amici e personalità di maggior spicco nel mondo cristiano, tra cui Agostino. Per gli amici buttava giù epitalami e poesie di consolazione. Nel 409 fu eletto vescovo di Nola. Si stavano preparando per l’Italia anni tempestosi: Genserico aveva passato il mare alla testa dei Vandali e si apprestava a mettere a sacco Roma e le città della Campania. Paolino si rivelò un vero padre, preoccupato del bene spirituale e materiale di tutti. Morì a 76 anni, nel 431, un anno dopo l’amico S. Agostino.
La nuova Reliquia di san Paolino
L’idea di avere una preziosa reliquia di san Paolino è nata per alimentare la conoscenza e la devozione al Santo di Nola. Nominare “san Paolino”, nella nostra parrocchia, è abbastanza comune non soltanto in riferimento alla piccola chiesetta ma anche per indicare il quartiere che dal Santo prende appunto il nome. Ci sembrava così opportuno alimentare questo legame a San Paolino, tanto più che la sua vita è davvero un insieme di virtù significative per uomini e donne, famiglie, coppie, sacerdoti, religiosi, artisti, politici… Il 10 febbraio scriveva l’Arcivescovo di Messina mons. Giovanni Accolla al Vescovo di Senigallia mons. Francesco Manenti: «…il parroco mi ha espresso il desiderio, da me condiviso, di custodire questo importante legame, coltivando – oltre che la tradizione – una viva devozione a san Paolino attraverso la conoscenza delle sue virtù, l’imitazione della sua santità e la valorizzazione di un sano culto. Per questo motivo, le chiedo di voler gentilmente concedere una reliquia di san Paolino da Nola da destinare alla venerazione pubblica dei fedeli…». A mons. Accolla il confratello vescovo di Senigallia rispondeva il successivo 10 aprile, dichiarando che «…una reliquia di san Paolino da Nola Vescovo è stata estratta da un frammento ex ossibus conservato ab antiquo nella Basilica Cattedrale di Senigallia. Chiusa in teca, legata con filo e sigillata viene data in dono alla Parrocchia Trasfigurazione del Signore Gesù Cristo in Milazzo per esporla alla venerazione dei fedeli…». Circa un mese dopo, il 26 maggio, una delegazione di parrocchiani con il Parroco si è quindi recata a Senigallia per ricevere il prezioso dono. Ad attenderla non c’era mons. Manenti, in quei giorni impegnato a Roma per l’assemblea dei vescovi della CEI, ma il Vescovo Emerito mons. Giuseppe Orlandoni che, ricevendo il gruppo, ha presentato la vita e la santità di Paolino, mettendo in rilievo alcuni tratti significativi della sua esistenza e il legame con la città di Senigallia che lo venera come Patrono. In un successivo momento di preghiera, vissuto nell’intimità della cappella personale del vescovo, è quindi avvenuta la consegna della reliquia, che ha fatto ritorno a Milazzo per essere definitivamente custodita in Parrocchia.
Perché pregare e imitare san Paolino
Nutrire una genuina devozione per i santi e sentirli nostri intercessori aiuta a sentirli realmente “amici nostri e di Dio” e alimentare il desiderio di imitarli. Difatti, si attribuisce alla loro vita quanto Paolo dice di sé: «Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo» (1Cor 11,1). San Paolino è stato un uomo che, per la sua poliedricità, è modello per molteplici stati di vita: è l’esempio del credente che cerca il Signore, dell’uomo di cultura che tuttavia si apre all’ascolto della Rivelazione; dello sposo che sa amare e del genitore che sa accogliere anche i momenti più difficili che la vita riserva; del sacerdote e vescovo che offre la sua vita per servire i più bisognosi e del mistico che non smette di cercare Dio nel silenzio e nella solitudine; del ricco che condivide i suoi beni e del povero che sa affidarsi alla grazia di Dio; dell’amico che dà il giusto valore ai sentimenti e del politico che sa fare della sua vita un dono al bene comune. Insomma, egli è modello di santità per tutti gli stati di vita, e per questo la sua conoscenza e la sua amicizia costituiscono un dono da custodire e promuovere.