Un pezzo di strada vissuto insieme!


a cura di Alessandra Formica, Mary Maimone, Gabriella Ruggeri e Lorenzo Mingarelli (laboratorio giornalismo)
Don Salvatore Di Blasi, ordinato presbitero a Messina il 7 gennaio 2025, ha trascorso gli ultimi anni della sua formazione – da seminarista e da diacono – nella nostra comunità parrocchiale della Trasfigurazione. Prima di lasciarci per assumere il nuovo incarico di viceparroco di Alì e Alì Terme e rettore del santuario di Maria Ausiliatrice, si è “raccontato” rispondendo alle domande dei nostri giovani cronisti…
Don Salvatore, prima di diventare seminarista, che aspettative avevi sul Seminario?
Ho avuto modo di conoscere il Seminario tramite la testimonianza dei seminaristi che hanno fatto esperienza nella mia parrocchia, come quella di padre Giuseppe Giunti, che ha svolto l’anno diaconale. Tutti loro, mi hanno motivato affinché mi potessi avvicinare a questa realtà. La prima volta che ho visitato il Seminario Arcivescovile “San Pio X” di Messina, sono rimasto molto stupito nel vedere come una così grande struttura potesse ospitare solo 30 persone e questo, in me, ha suscitato anche un po’ di paura, poiché capivo che andando a vivere lì, avrei dovuto lasciare la mia casa ed i miei amici. Tuttavia avevo grandi aspettative sul Seminario, poiché vedevo i seminaristi gioiosi e sempre pronti ad annunciare il Vangelo con la loro testimonianza vocazionale. Inoltre Padre Cesare, allora Rettore, sapeva accogliere tutti con il sorriso. Il Seminario mi ha fatto capire che il sacerdozio non riguarda soltanto le messe o le processioni, ma che c’è ben altro: la vita spirituale, la preghiera comunitaria, lo studio e i momenti di fraternità che ci hanno permesso di conoscerci sempre più e spronarci l’un l’altro, per non sentirci soli in questo cammino. Difatti, quello che ho sperimentato in questi anni – grazie ai miei superiori, formatori ma anche grazie i miei compagni, con cui ho istaurato una bella amicizia – è di non sentirmi mai solo. Oltre al Signore sempre presente nella nostra vita, ho trovato dei veri compagni di cammino su cui poter contare.
Durante il tuo percorso, ci sono stati dei momenti di difficoltà o in cui hai dubitato della tua scelta di vita? Come sei riuscito a superare questi momenti?
Sicuramente ci sono stati dei momenti in cui ho avuto qualche dubbio o in cui ho pensato che questa non era la strada che il Signore aveva preparato per me. In questi momenti ho pregato davvero tanto per trovare le risposte alle mie domande e soprattutto mi sono sempre affidato alla Madonna, affinché mi potesse illuminare e incoraggiare sempre a compiere la volontà del suo Figlio. Grazie alla preghiera, al confronto con il padre spirituale e ai superiori del Seminario, ho capito che stavo davvero percorrendo la strada giusta. D’altronde le crisi servono per metterci alla prova e per capire se quello che stiamo facendo è fondato sulla volontà di Dio.
Ci sono stati momenti in cui il Seminario ti ha sorpreso o ti ha saputo donare qualcosa di inaspettato?
Ce ne sono stati tanti. Ricordo in modo particolare, la festa delle famiglie, che sicuramente è un appuntamento che mancherà a me e alla mia famiglia. I momenti di organizzazione, le commedie, i pranzi e le cene organizzate in occasione di questa festa, resteranno un tassello che mancherà alla mia vita.
Hai mai avuto paura di non riuscire a integrarti nella nostra comunità della Trasfigurazione?
No, perché sin dal primissimo momento in cui sono arrivato tutti i parrocchiani sono stati presenti per me, spalancandomi la porta del proprio cuore. Ho subito creduto in questa comunità che si è mostrata sempre accogliente, gioiosa ed anche nei vari momenti che ho trascorso con i fedeli – sia durante le feste conviviali che nei momenti di preghiera e di catechesi – ho trovato sempre disponibilità e accoglienza da parte di tutti.
Qual è stato l’impegno più grande che hai affrontato alla Trasfigurazione?
Quando, per un breve periodo, padre Piero si è assentato, lasciando nelle mie mani tutta la responsabilità della parrocchia. È accaduto quasi subito, circa un mese dopo essere arrivato qui. Padre Piero, dovendo partecipare agli esercizi spirituali, mi ha lasciato con massima fiducia il suo mazzo di chiavi e, quindi, sia la disponibilità di casa sua, che la Chiesa. Ho così garantito che la chiesa fosse sempre aperta e che venisse celebrata quotidianamente la liturgia della Parola, ed è stata anche questa una grande sfida perché non lo avevo mai fatto prima. Ho sentito anche la responsabilità di meditare la parola di Dio per farne il commento ogni giorno. Ho quindi assunto una prima vera responsabilità davanti alla comunità e davanti al Signore.
Hai guidato la catechesi del gruppo giovanissimi. Quale ricordo più bello ti porti di questa esperienza? I sacerdoti di oggi hanno ancora qualcosa da potere imparare dai giovani?
Dai giovani si impara sempre. Abbiamo bisogno anche noi di essere un po’ coinvolti nella loro vita, nelle loro relazioni, nei loro pensieri. L’esperienza più bella vissuta nel gruppo dei giovanissimi è stata, innanzitutto, l’organizzazione delle catechesi insieme a Michela, Gabriella e Giuseppe. Ci siamo messi davvero in gioco, ci siamo sempre incoraggiati nel fare un cammino di fede insieme ai ragazzi. Poi, sicuramente, la bella esperienza del campo invernale che abbiamo vissuto nelle vacanze natalizie. Una proposta che è stata accolta con entusiasmo da parte dei giovanissimi, che – devo ammettere – sono sempre stati presenti agli incontri, sia quando è capitato fossero in tanti sia quando erano in pochi. La loro presenza è stata fondamentale.
Qual è l’augurio che lasci ai fedeli di questa comunità?
Quello di essere sempre fari di luce per tutte le persone che incontreranno nel proprio cammino, ogni giorno. Perché anche semplicemente con la loro vita, possano testimoniare che questa è una comunità in cui ci si vuole bene, che cresce sempre nell’amore fraterno e nell’annuncio gioioso del Vangelo.
Il nuovo servizio che svolgerai è quello di rettore del Santuario di Ali Terme e di vice-parroco delle parrocchie di Alì. Qual è stata la prima emozione che hai provato quando hai conosciuto queste mete?
Devo essere sincero: ero molto spaventato prima di sapere le nuove destinazioni; temevo potessi andare a finire molto più lontano. E invece sono rimasto stupito, perché ero già stato in queste realtà, come seminarista per fare esperienza. Quindi sono molto contento: conosco già le persone che frequentano l’oratorio e il Santuario e quindi parto con una marcia in più. Poi se devo dirla tutta, sono molto devoto sia a Madre Morano, patrona dei catechisti, che a San Rocco. Insomma, sarò di nuovo nel posto che per due anni ho già potuto chiamare casa.”
Ti sei già dato delle priorità per l’incarico? L’oratorio di Alì Terme è una grande realtà dedicata a don Bosco: ci saranno sempre i giovani nel tuo cuore?
Assolutamente sì! I giovani rappresentano un punto centrale dell’annuncio del Vangelo, e l’oratorio serve proprio a tramandare alle nuove generazioni la linfa della parola di Dio. Grazie all’impegno e all’aiuto delle suore che lo gestiscono e accolgono bambini e ragazzi di settimana in settimana, spero di poter lavorare bene e con tanta energia per l’edificazione del Regno di Dio e per attualizzare la Parola di salvezza