La nuova chiesa parrocchiale
Il complesso parrocchiale della Trasfigurazione è l’esito di un iter progettuale articolato e dilatato nel tempo. È costituito da un’aula liturgica di quasi 900 mq, da una casa canonica, da 7 aule per il catechismo e da un salone parrocchiale, ed è affiancato da un campo di calcio e da una piazza attrezzata (questi ultimi realizzati antecedentemente al complesso): l’insieme articolato di spazi ed edifici punta a proporsi come riferimento identitario, «luogo di aggregazione, luogo che consente ad una popolazione di prendere coscienza di essere popolo che si appartiene l’un l’altro, un popolo che può scoprire la bellezza della propria identità solo attraverso la fraternità e la comunione con il Signore» (dall’omelia dell’Arcivescovo nel giorno della Dedicazione della chiesa).
La chiesa, ultimata nelle parti architettoniche e impiantistiche nel 2019, è stata consacrata il 21 novembre 2020 con solenne rito di dedicazione presieduto da mons. Giovanni Accolla (arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi da gennaio 2017), concelebrato da don Piero Di Perri Santo (parrocco della Trasfigurazione dal 2018) e dagli altri parroci del vicariato di Milazzo-Santa Lucia del Mela alla presenza del sindaco della cittadina mamertina Dott. Pippo Midili e della comunità (parte in loco, parte in remoto a causa delle restrizioni governative legate alla pandemia).
L’apertura della porta durante il rito di dedicazione
Gli spazi della nuova chiesa
La croce. Il simbolo della Croce – oltre ad essere naturalmente il segno dei cristiani e della loro fede – è anche l’elemento che prevale nell’architettura del complesso parrocchiale: lo si ritrova sul tetto della chiesa, nella geometria del vialetto d’ingresso (dal cancello al portone), sul portale, nella parete frontale dell’abside, nella struttura del campanile (che si conclude con un’ulteriore croce), nell’articolazione della zona interna dell’aula liturgica e nel logo della parrocchia. La Croce è il centro della fede dei cristiani, che professano la loro adesione a Cristo “crocifisso e risorto”. Il Giovedì Santo, parafrasando la lettera ai Galati di Paolo (6,14), la liturgia ricorda che «Di null’altro mai ci glorieremo se non della Croce di Gesù Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati» (Antif. d’ingresso). Al mistero della Croce e della risurrezione è strettamente legato anche l’evento della Trasfigurazione: infatti, sul Tabor, Gesù parlava con Mosè ed Elia «del suo esodo che stava per compiersi a Gerusalemme» (Lc 9,31), quello stesso esodo che poco prima aveva annunciato ai suoi discepoli spiegando che il Figlio dell’uomo doveva «soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Lc 9,22). Nel racconto della Trasfigurazione la Croce è al centro: è la Croce di Gesù, ma anche quella che i cristiani devono prendere con sé per stare con lui («Poi, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua“», Lc 9,23).
Infine, il fatto che la Croce ritorni in ogni parte della parrocchia e che diventi visibile sia dalla strada che dal “cielo”, indica il bisogno per la comunità cristiana di essere testimonianza. Tutti i fedeli, infatti, sono chiamati ad annunciare il mistero del Cristo crocifisso e trasfigurato, e a farlo mediante le attività quotidiane, vissute nella santità di vita. Del resto, ricorda papa Francesco, «la croce, soprattutto le stanchezze e i patimenti che sopportiamo per vivere il comandamento dell’amore e il cammino della giustizia, è fonte di maturazione e di santificazione» (GeE 92).
La Croce artistica, realizzata in terracotta fusa in bronzo, domina il presbiterio e per la sua posizione è visibile da tutta l’aula liturgica. Realizzata dall’artista Enico Salemi, è grande circa tre metri e, nei tratti e nei lineamenti, rappresenta la sofferenza del crocifisso proiettata verso la gloria della risurrezione.
Il fonte battesimale. Se Cristo è la Porta attraverso la quale è necessario passare per avere la vita eterna (cfr. Gv 10), questa Porta si concretizza nella ferita del costato sulla Croce (Gv 19), dalla quale “escono” sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa ed in modo particolare del battesimo e dell’Eucaristia (Giovanni Crisostomo). Dalla porta della chiesa, quindi, si accede al fonte battesimale, quasi a sottolineare l’unico mistero pasquale che, nel Cristo crocifisso e glorificato, dà salvezza all’uomo.
Il fonte battesimale è posto sul lato destro della chiesa. Racconta infatti il profeta Ezechiele, in una sua visione, che «quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare» ed era un’acqua che dona la vita: infatti, «queste acque, sfociate nel mare, ne risanano le acque; ogni essere che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà… perché dove giungono quelle acque risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà” (Ez 47,1.9). L’immagine dell’acqua è dunque collegata a quella della vita, e più precisamente alla vita eterna che i cristiani, mediante il dono dello Spirito che hanno ricevuto nel battesimo, possiedono.
La forma del fonte battesimale è ottagonale e richiama la simbologia dell’ottavo giorno, con riferimenti diretti alla teologia anticotestamentaria oltre naturalmente al “primo giorno dopo il sabato” della Risurrezione (Mc 16,2; Ap 1,10); infatti «il settenario indica l’Antico Testamento, l’ottonario il Nuovo» (Ambrogio). In questo modo, il fonte è spazio simbolico in cui si celebra nel battesimo la partecipazione alla morte e risurrezione del Signore. La forma ottagonale, inoltre, viene ripresa nell’architettura dell’aula liturgica, delimitata appunto da otto pilastri; così, il fonte battesimale rappresenta l’ingresso nella comunità cristiana, la Chiesa ogdoade di cui parlano i Padri (Gregorio di Nissa). La sezione discendente che insiste sul piano superiore del fonte e che sembra convergere sulla faccia anteriore rappresenta i “fiumi d’acqua viva” che sgorgano dal fianco di Cristo crocifisso, immagine giovannea dello Spirito Santo che i credenti ricevono da lui (cfr. Gv 7,37-39). Il discorso di Gesù, tra l’altro, è pronunciato nell’ultimo giorno della “festa delle Capanne” (Gv 7,37), l’ottavo giorno appunto, nel quale secondo gli esegeti sarebbe avvenuta anche la Trasfigurazione di Gesù (Ratzinger).
L’altare. L’altare è al centro dell’area presbiterale e attua la convergenza visiva di tutta l’assemblea liturgica, indicata spazialmente dalla soglia scura che delimita il corridoio centrale e, giungendo in presbiterio, circonda il blocco dell’altare. Come indica il Crisostomo, infatti, «la mensa è posta al centro, come una sorgente, perché i greggi accorrano da tutte le parti ad essa e si dissetino alle sue acque salutari».
È costituito da un gruppo quadrangolare di lastre di marmo bianco. Al centro di esse, vi è una striscia di mosaico dorato che, oltre ad indicare il tema della luce che avvolge il mistero (riferito alla scena della Trasfigurazione), costituisce l’elemento di richiamo con gli altri luoghi liturgici. Sulle quattro facce, in rilievo sopra un tondo di marmo, è raffigurata la croce gemmata, che richiama il significato dell’altare come mensa del sacrificio e del convito pasquale. Alla base dell’altare trovano posto le reliquie dei martiri e degli altri santi.
L’ambone e il cero pasquale. L’ambone è collocato alla destra del piano presbiteriale. Si tratta di un impianto costituito da un blocco centrale in marmo bianco, semicircolare, e due “pareti” laterali, sempre in marmo. La forma è correlata all’altare e le “tre pareti” riprendono la struttura delle pareti dietro il presbiterio. Lungo l’asse verticale del blocco marmoreo centrale, una striscia di mosaico dorato richiama l’iconografia dell’altare.
L’impianto scultoreo si pone all’angolo del presbiterio orientandosi verso tutta e intera l’aula liturgica, e le strutture laterali si immergono gradualmente a copertura dei gradini con assetto finale sul piano dell’assemblea. Rispetto al piano di calpestio del presbiterio, la posizione del lettore è leggermente sopraelevata da un lieve gradino. L’appendice del lato destro include, al suo fianco, la sede del cero pasquale, sempre dello stesso tipo di marmo, nella forma di una piramide tronca a base quadrata.
Il tabernacolo. Il tabernacolo si trova in un’area attigua e riservata dell’aula liturgica, agevolmente collegata al presbiterio. La sua conformazione richiama il presbiterio e la tecnica decorativa dell’impianto si armonizza con gli altri elementi liturgici. Tutto l’impianto si trova su un piano rialzato di un gradino rispetto al pavimento, di forma circolare. La particolarità del luogo è messa in risalto anche dalla speciale illuminazione, dal basso e dall’alto. Tre pareti marmoree “avvolgono” la stele con il tabernacolo, tre blocchi che confluiscono ascensionalmente verso il centro e abbracciano la zona centrale, nella quale è custodita l’Eucaristia. La parete centrale è più ampia; quelle laterali (che richiamano la conformazione della parete del presbiterio e la struttura dell’ambone) sono separate da un’intercapedine.
La stele centrale si caratterizza per la striscia mosaicale che si apre in prossimità della custodia eucaristica, evidenziata dalla porticina in argento lavorato che richiama motivi della Trasfigurazione: il monogramma IHS, al centro, inserito in un sole – metafora della luce splendente – è posto al vertice di un “monte”; quasi a mo’ di cornice, due “tende” richiamano le “capanne” del Monte Tabor e le pietre colorate ad esse sovrapposte sono i tre apostoli presenti alla scena («Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo»: Mt 17,8).
La sede presidenziale. La sede del presidente è realizzata in marmo bianco, mentre i posti per i ministri assistenti, che richiamano nella forma quella del presidente ma senza schienale, sono in legno. La forma è molto semplice e lineare; la striscia di mosaico dorato, unicamente nella sede presidenziale, si pone in coerenza con gli altri arredi liturgici e in modo particolare con l’altare. Nel ministro che presiede, infatti, è presente Cristo, capo e pastore della sua Chiesa, che, offrendosi «soprattutto sotto le specie eucaristiche», «offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti» (SC 7).
Celebrazione del rito di dedicazione – 21 novembre 2020